25 Maggio 2020

Cari Colleghi,

il Dott. Dodero, lo scorso venerdì, ci ha fatto pervenire, nella nostra rispettiva qualità di Presidente dell’Ordine e di Presidente  della Sezione locale della Camera Penale Vittorio Chiusano,  la comunicazione qui di seguito riportata, in cui ci ha cortesemente espresso il Suo punto di vista sulla spiacevole vicenda che lo ha coinvolto e di cui avrete letto.

Ci pare sia stata un’iniziativa che presuppone il rispetto che il Dott. Dodero ha sempre manifestato nei confronti delle ragioni della difesa, come abbiamo anche potuto più direttamente verificare nell’anno di vita della presente consiliatura. Ne abbiamo personalmente in più occasioni apprezzato le doti di correttezza, che ci rendono difficile dare credito alle insinuazioni derivanti da quanto pubblicato come frutto di intercettazione. In un sistema che, come qualcuno ha detto, tende a fare del sospetto l’anticamera della verità e considerato che  di norma gli avvocati sono coloro  che possono farsi le idee più precise sulla effettiva caratura di un magistrato del loro Tribunale, non possiamo che rinnovare l’attestazione di stima che  la Camera Penale e gli avvocati di Cuneo, che non hanno nella loro cifra il dare corso a manifestazioni di piaggeria, nutrono nei confronti del Procuratore della Repubblica di Cuneo in questa spiacevole vicenda.

Avv. Claudio Massa

Avv. Dora Bissoni

 

Oggetto: articolo “La Verità” 20.5.2020

Scrivo a entrambi, nelle rispettive qualità di Presidente del Consiglio dell’Ordine e di Presidente della Sezione cuneese della Camera Penale del Piemonte e Valle d’Aosta “V. Chiusano”, in merito all’articolo pubblicato sul quotidiano “La Verità” lo scorso 20 maggio e che riguarda, tra altro, la mia persona. Scrivo perchè, ormai mi avete conosciuto, non sono uso a tirarmi indietro su qualunque argomento, anche se personale. Ritengo che la scelta migliore trattata dall’articolo, sia di trascrivere, di seguito, quanto ho  trasmesso all’Associazione Nazionale Magistrati ieri, 21 maggio:

“Sono Onelio Dodero, forse più noto come ”il marito di…” Alessandra Salvadori, attuale vicepresidente dell’ANM ed esponente di rilievo di Unicost, nel senso riferito nell’articolo pubblicato ieri, 20 maggio 2020, sul quotidiano “La Verità”.

In un primo momento quasi mi sono sentito lusingato d’essere stato paragonato al principe consorte, seppur poi abbia pensato che Filippo d’Edimburgo si è divertito molto, molto più di me.

Ma immediatamente mi sono trovato d’accordo con l’articolista quando ho letto che sono “brillante e preparato”.

Mi hanno già detto che non c’è né bisogno e di lasciar perdere, ma ritengo per la mia dignità importante scrivere a chiare lettere che non ho mosso un dito, né ho chiesto a mia moglie di muoverlo, per la mia nomina a Procuratore di Cuneo.

Più che le parole, valgono i fatti.

Qualcuno sa che, dopo essere stato per 18 anni nella Procura di Torino, a cinquant’anni me ne sono andato  in un posto comodo come la DDA di Caltanissetta e ci sono rimasto sei anni e mezzo.

Mentre ero laggiù, mia moglie cominciò a diventare, sempre più, un esponente di rilievo di Unicost e intanto, nel tempo, io presentai domande per ottenere un posto alla DNA; tra le altre, una nel febbraio 2014 quando con me si proposero un collega della DDA di Caltanissetta e Nino Di Matteo.

Luca Palamara era al CSM da quell’anno e prima era stato presidente dell’ANM (dal 2008 al 2012).

Nessuno dei tre fu proposto dalla Commissione.

Credete che se avessi voluto non avrei potuto chiedere un aiuto a mia moglie?

Il tempo passa, tornato a Torino ho presentato due volte la domanda per il posto di proc.agg., mentre mia moglie diventava ancor più influente nella corrente. Anche in queste occasioni non sono stato considerato.

Credete, anche questa volta, che se avessi chiesto un aiuto non sarei stato soddisfatto? Luca Palamara era al CSM.

Quando mia moglie è diventata presidente della Corte d’Assise ho ritenuto opportuno prendere in considerazione di lasciare Torino (prima era presidente di Sezione, ma le sezioni sono cinque e l’organizzazione consentiva di non avere cause comuni; per l’Assise è ben noto che la situazione sia del tutto differente).

Ho, allora, cominciato a fare più domande, man mano che si liberavano posti; nell’ordine: procuratore di Vercelli, di Cuneo e di Alessandria (volendo restare in Piemonte, dopo sei anni e mezzo a oltre 1.700 km di distanza).

Anche questa volta non ho fatto nulla per avere uno dei posti.

Anzi  a chi dei colleghi che, parlando come di solito si parla,  senza con questo, sia ben chiaro, provare a influenzarmi nelle scelte, mi chiedeva se fosse vera la notizia che avevo revocato la domanda per Vercelli o mi diceva che ero più adatto a un posto, piuttosto che a un altro di quelli in concorso, ho sempre risposto che non era mia intenzione revocare nessuna delle domande; che per me un posto non era preferibile ad un altro e che avrei preso quello che il CSM, se l’ avesse deciso, mi avrebbe riconosciuto.

Non ho mai conosciuto Palamara e non ho mai avuto la sua utenza.

Non sono iscritto a correnti.

Nelle passate elezioni per il Consiglio Giudiziario l’esponente di una corrente, non Unicost, mi chiese la disponibilità a candidarmi, pur ovviamente essendo a conoscenza dell’appartenenza di mia moglie a Unicost; declinai l’invito, pur apprezzandolo.

Significherà qualcosa no?  O qualcuno vorrà anche qui dire che si stava concludendo un patto trasversale?

La delibera del plenum sulla mia scelta per Cuneo è datata 25/7/2108; è pubblica, chiunque può andare a leggerla e farsi un’idea se sia stato favorito.

Concludo.

La mia opinione personale è che questi articoli siano manovrati da una regia occulta che sembra tesa a dimostrare che quanto accaduto nel maggio 2019 sia l’espressione di un sistema, di un “così fan tutte”, in modo da confondere i piani di responsabilità diverse in una colpa comune; e quando la colpa è di tutti, non è di nessuno.

Aggiungo che conosco integerrimi colleghi che, presentata una domanda, hanno telefonato al CSM o si sono informati quanto meno solo per sapere quando ne fosse prevista la decisione e ritengo che questi comportamenti siano un pochino diversi da quelli che le cronache giudiziarie hanno registrato nell’hotel Champagne.

Penso, infine, che l’obiettivo era mia moglie. Peccato che la versione fornita della successione degli sms con Luca Palamara non riporti esattamente la cronologia e che ne manchino alcuni medio tempore.

Una cronologia esatta e gli sms mancanti (e che forse l’articolista non aveva), danno un significato opposto a quello che una disattenta lettura potrebbe dare.

Mia moglie saprà agire per il meglio, come sempre.

L’amarezza di questa esperienza, mi porta a dire che forse avrei fatto meglio a restare in Sicilia, per tutti.”

Per essere, sempre secondo il mio costume, molto chiaro, non vengo a sollecitare la solidarietà di un Foro che ho saputo, pur in questa breve esperienza, apprezzare.

L’intento, invece, è di permettere ad ogni Avvocato di farsi un’opinione sull’accaduto, anche critica nei miei confronti e, pertanto, vi chiedo la cortesia di divulgare questa mia nota.

Domani è il 23 maggio 2020 e molti sanno quanto questa data significhi per me.

Chiudo, pertanto, con una frase di Giovanni Falcone (che, pur non avendolo mai conosciuto in vita, ho forse conosciuto meglio nelle indagini di quel milione di persone che, una volta ucciso, sostengono di essergli state amiche).

“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così”.

Grazie per l’attenzione, con stima.

Onelio Dodero”

Modificato: 8 Aprile 2021