1 Settembre 2020

Cari Colleghi,

ben rientrati, per quelli che già lo sono, ad affrontare i problemi quotidiani, che la pandemia ha reso più gravosi e che continueremo a “monitorare”.

Oltre a salutarVi, consentitemi di incomodarmi sottoponendoVi argomenti che vanno un poco al di là, per nostra fortuna, delle problematiche dell’immediato ma che secondo me debbono toccarci nel profondo..

Il giorno 27 del mese di agosto è morta in Turchia la Collega Ebru Timtik, poco più che quarantenne, detenuta da circa tre anni, in quanto condannata ad oltre 13 anni  di detenzione  dopo un processo farsa, in cui le accuse sono state fondate sulla deposizione di un teste segreto, di identità sconosciuta e le cui dichiarazioni non sono state sottoposte ad alcun contraddittorio procedimentale o processuale.

La Collega Timtik si è lasciata morire per rivendicare, al di là della fondatezza delle accuse, inconsistente in uno stato effettivamente democratico, il proprio diritto ad un processo giusto, che le è stato negato.

Un quotidiano molto diffuso a livello regionale ha dedicato ampio spazio alla figura della Collega, riportando pure le dichiarazioni di una scrittrice turca, che ha affermato che Ebru non avrebbe dovuto lasciarsi morire ma continuare la lotta contro il regime di fatto  totalitario che governa il paese.

Se Ebru non fosse morta, è triste a dirsi, forse non saremmo qui a parlarne ma, per non renderne meno significativo il sacrificio, propongo di ricordarla ogni 27 agosto anche solo con alcune parole come quelle contenute nella presente circolare.

Spero si possano mettere in campo altre iniziative, anche con l’Ordine dei Giornalisti, dato che Ebru era detenuta in una prigione soprannominata “carcere dei giornalisti” perchè anche tale categoria professionale, spesso disfunzionale al regime come possono esserlo anche gli avvocati, subisce spesso l’onta della detenzione per ragioni attinenti al corretto svolgimento della rispettiva funzione.

Mi pare che Cuneo, che ha visto molti avvocati impegnati nella resistenza ad altro regime totalitario che in allora governava il nostro paese, debba pronunciarsi con decisione, sollecitando le Autorità Nazionali e  Comunitarie ad assumere forti iniziative per deprecare ad ogni livello, un sistema giudiziario in cui l’asservimento delle Procure e dei Tribunali al dettato dell’esecutivo, consente la messa in atto di mostruosità del tipo di quella che ha portato alla morte Ebru, che, nel nostro piccolo, dobbiamo contribuire a fare in modo che non sia dimenticata.

Non si tratta di retorica resistenziale, come spesso si sente dire da alcuni ma della necessaria  presa di coscienza di un ruolo, il nostro, che, al pari di altre categorie professionali intellettuali, viene sempre compromesso ed ostacolato dai regimi che fanno delle istituzioni democratiche un semplice, spesso sottile, paravento.

Un caro saluto.

Il Presidente

Avv. Claudio Massa

Modificato: 8 Aprile 2021